Pietro Basciano, presidente dimissionario della Fondazione Virtus, è stato intervistato da Luca Muleo su Stadio.
Ecco le sue parole:

E' stato un atto dovuto. Da presidente dì Lega, con la Virtus in A2, mi è sembrato corretto. Ma non è vero che l'ha chiesto qualcuno, nessun club lo ha fatto.

Ma non lascia la Virtus, giusto? Assolutamente, continueremo a dare il supporto necessario.

Il suo successore? Deciderà l'assemblea nei prossimi mesi. All'interno della Fondazione ci sono tante persone e professionisti in gamba. Per statuto, dovrà essere un socio fondatore.

A proposito di statuto, lo cambierete. Ci sono le proposte per migliorarlo. Saranno decise dalla prossima assemblea e poi dovranno essere approvate dalla prefettura, ci vorrà un po' di tempo. L'importante è modificare due o tre articoli che assicurino la partecipatone, e il rispetto di chi si impegna di più nella gestione. Il consiglio di indirizzo, a seconda delle esigenze della società, chiederà un contributo ai soci, che verseranno in proporzione alla quota di ingresso.

Chi non partecipa è fuori? No, sarà considerato un sodo dormiente, e non avrà cariche.

Come riparte la Virtus? Con l'idea di ricostruire in modo serio. Il clima dell'ultima assemblea era ottimo, c'è piena sintonia nell'appoggio al nuovo management. Da un certo punto di vista, era arrivato il momento di azzerare e ripartire da capo. Si respira un nuoto entusiasmo, sia in Fondazione che in società. C'era troppo pessimismo, ora c'è positività. Retrocedere per molti, compreso me che ancora non ho superato l'amarezza, è staio un brutto colpo. Però, se guardiamo bene, siamo in una piccola A1. Col valore aggiunto di avere otto italiani in roster e tante piazze importanti.

E un derby in più. Non lo definirei derby di A2, ma di alto livello. E ci saranno, tra campo e panchina, sedici italiani. Ma davvero è A2 questa? Con la serie maggiore l'unica differenza sono i sette stranieri, che a vedere la qualità tecnica espressa da certi americani, mi fa chiedere a tutti di rivalutare il nostro basket e di guardare con occhi diversi a sedici ragazzi italiani che vanno in campo.

A proposito di americani, sarete al completo per il raduno del 17 agosto? Assolutamente sì.

Anche con lo sponsor Segafredo? Siamo fiduciosi di riuscire ad avere come main sponsor una società forte del territorio, con ambizioni internazionali. Sarebbe bello contare su un marchio importante, che in giro per l'Italia unirebbe il nome della Virtus a quello di una società e di un management molto forte. Ci sarebbe di grande aiuto sotto tutti i punti di vista, speriamo vada in porto. La nostra dirigenza sta lavorando su tutti gli sponsor, non solo il principale. Il 90% di quelli della scorsa stagione hanno confermato la partnership anche perla prossima, hanno capito il lavoro che stiamo facendo, l'importanza e l'appeal del campionato.

L'aumento di capitale resta aperto e necessario? Rimane aperto, e se arriva qualcuno gli diamo il benvenuto a braccia aperte, perché ci consentirebbe di programmare meglio il futuro sul piano economico. Ma se non arriva nessuna non ci fasciamo la testa.

Allarme cessato dunque? Non ce n'è mai stato uno vero. Bisognava stimolare i soci, il fatto che molti abbiano risposto alla lettera dando la loro disponibilità è una cosa molto positiva. C'è la piena partecipazione di tutti. Da presidente della Fondazione devo ringraziare Claudio Sabatini e Grande Stazione per la disponibilità della Unipol Arena, venendo incontro alle esigenze della società. E anche la Macron, che continuerà sul progetto Virtus.

Torniamo alla Fondazione. Per arrivare a un cambio di statuto, qualcuno deve aver deluso le attese. Delusi no. Chi in questi mesi è uscito dalla Fondazione, o ha chiesto di uscire, non ha capito lo spirito cui quale stiamo lavorando, perchè altrimenti sarebbe rimasto. Mi aspettavo che ci desse più fiducia. Ma per quelli usciti, ne entrerà qualcun altro.

Ai tifosi cosa dite? Sono convinto, soprattutto nel caso di quelli che hanno sofferto con noi a Reggio, che saranno al fianco della squadra. E assieme a noi si rimboccheranno le maniche, dandoci il loro contributo attraverso gli abbonamenti. Stiamo facendo una squadra senza nomi altisonanti, ma con tutta gente in grado di dimostrare attaccamento, carattere, di andare sul campo e mangiarsi il parquet. Non passeggiare come nell'ultima stagione. L'obiettivo è contare su un gruppo che senta il senso di appartenenza alla V nera, quello che non si è visto l'anno passato.

E sul piano del risultato? Pensiamo a ricostruire la società, per vari motivi scombussolata dopo la retrocessione. Siamo tutti contenti dei professionisti scelti, Bucci, Vecchi, Trovato e Ramagli e di come stanno lavorando. Puntiamo a valorizzare i nostri giovani, in un anno di crescita che non deve per forza significare promozione, ma servire a gettare le basi di un programma in cui non ci sia più spazio per le sofferenze.

LA CAMPAGNA ABBONAMENTI FORTITUDO 2016/17
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