Intervistato da Il Piccolo di Trieste, il coach della Fortitudo Matteo Boniciolli ha parlato di Nazionale, Federazione e in generale del movimento basket in Italia.
Ecco un estratto delle sue parole.

Prendo la rincorsa: ho avuto una recente esperienza in B con la Fortitudo e lì ho visto diversi giocatori che da un punto di vista strutturale e per certi versi tecnico potrebbero aspirare a campionati superiori. Autocommiserarsi piangendo sul fatto che mancano giocatori di alto livello è una scorciatoia troppo comoda. I talenti sono rari. La stessa Slovenia sotto canestro ha Vidmar e siamo sicuri che Cusin valga meno? Il problema, visto che non possiamo prevedere la nascita dei “mostri”, è produrre tanti buoni giocatori di medio livello su cui investire.

Responsabilità? Le colpe sono di tutti. In Italia si cercano e si valutano i tecnici in base ai risultati. Hai vinto? Sei bravo. Un esempio. In Lituania, alla scuola tecnica di Marciulonis, il criterio di valutazione di un coach non era l’albo d’oro ma la qualità e il numero dei giocatori prodotti. Di conseguenza cambia anche il tipo di lavoro impostato in palestra.

Un modello irrealizzabile in Italia? L’allora Stefanel Trieste lanciò Dejan Bodiroga a 17 anni impostandolo play. Nessun altro club lo avrebbe fatto, al limite i suoi 204 cm sarebbero stati usati da ala forte. E forse Bodiroga non sarebbe diventato Bodiroga. Ci vuole coraggio. In Italia stiamo troppo attenti a coltivare il nostro orto. Perché non si investe anche a livello giovanile sui preparatori atletici per sopperire alle carenze drammatiche del sistema scolastico?
La Federazione non ha mai pensato in modo concreto a un campionato intermedio tra la fine dei tornei giovanili e quelli senior. Parlo di una Ncaa italiana o di un torneo serbatoio come avviene in Spagna o nella Nba con la D-League. Si è preferito ricorrere a palliativi temporanei, imponendo gli under. Il risultato? Abbiamo riempito 64 squadre di B con giocatori coccolati e con un certo valore di mercato finché rientrano nei parametri 18-20 anni, poi quando diventano “over”, messi di fronte alla loro modestia tecnica, faticano a trovare un posto.


Come dovrebbe gestire il futuro la FIP? Chi deve decidere decida senza farsi influenzare dai poteri intermedi.

Su come funziona, ad esempio, in Slovenia. In Slovenia esiste una grande competizione tra gli sport. Un talento fisico viene conteso dal basket, dal volley, dalla pallamano. Si lavora tanto a livello giovanile. Nelle scuole si fa sport, ci sono sei canestri nelle palestre e gli insegnanti sanno di cosa parlano. Il campionato sloveno non è di un professionismo esasperato e un diciottenne se è buono viene fatto giocare. Sarebbe bello trattenere tutti i talenti. Doncic a 13 anni è andato dall’Olimpia al Real Madrid e adesso altri due ragazzini sono finiti in Spagna. Istintivamente ci dispiace ma sappiamo comunque che cresceranno in un grande club e saranno più forti e pronti per la Nazionale.

(foto Fabio Pozzati)

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