Carlos Delfino - dopo un infortunio al piede che gli è costato tre anni di stop e sette operazioni - è tornato a giocare e in questi giorni sta disputando le Olimpiadi con la maglia della nazionale Argentina (5.0 punti e 1.5 rimbalzi in 21' di media).
Alessandro Gallo sul Resto del Carlino lo ha intervistato. Ecco le parole dell'ex Fortitudo:

Se posso giocare l'ultima battaglia olimpica, lo devo a Bologna.
Com'è andata? Abito a Cento, mi sono sposato lì. Ho fatto migliaia di chilometri tra Cento, Bologna, San Lazzaro e Cesena. Da Giorgio Caiterzi a Ugo Cavina, a Jacopo Marzocchi che è venuto in Argentina. Senza dimenticare il dottor Alessandro Lelli e il professor Giannini. Senza tutti questi amici non sarei qua. A vivere un sogno.

L'ha chiamata l'ultima battaglia? Sì, io e gli altri tre reduci (Ginobili, Scola e Nocioni) con i quali ho condiviso 12 anni di nazionale siamo come soldati. L'Argentina è alla fine di un ciclo: dobbiamo trasmettere esperienza ai giovani.

Com'è Bologna vista da Rio? Sarebbe meglio dire che cosa provo per Bologna. Il senso di una grande nostalgia. Ero poco più di un ragazzino quando sono arrivato. Però avevo la pressione di un veterano. Bologna mi ha aiutato a crescere più rapidamente. Rimanere un altro anno sarebbe stato meglio.

La Fortitudo. Grande affetto per il club nel quale ho giocato. Ancora oggi, quando torno la gente mi ferma. Si ricorda di me.

E' in contatto con qualcuno? Mi sento con Patricio Prato, che abita a Imola. Poi Emilio Kovacic, un grandissimo. Mi ha dato mille consigli, aiutato tanto.

E gli altri? So che Basile e "il professore" Abele Ferrarini sono a Capo D'Orlando. Gli altri si sono ritirati tutti, tranne quelli che avevano più o meno la mia età. Fultz, Mancinelli che è tornato e Belinelli.

Torna il derby, ma in A2. In serie A sarebbe stato meglio, ma credo che la stracittadina farà bene a entrambi. Tornerà lo spirito della Basket City che ho respirato io: una rivalità sana, bella.

Brunamonti l'aveva portata a un passo dalla Virtus. Sapevo che la Virtus mi aveva cercato. Mi sarebbe piaciuto, perchè c'era Ginobili. Per me Manu è un idolo: giocare al suo fianco sarebbe stato un onore.

Lei ha una V tatuata al polso. Non è una V. Sta per quinto, perchè sono Carlos quinto.

In quegli anni c'era un Belinelli giovanissimo. Ci siamo rivisti. Nella NBA non è facile, il fuso orario scombina tutto. Ma ci siamo visti tante volte, con il piacere di riabbracciarci.

Tornerebbe a Bologna? Per me è stato il massimo. Tornerei volentieri. Magari salto meno di una volta, ma ho tanta esperienza. E non ho dimenticato i miei amici: con Massimiliano Giordani, Nino Pellacani, Rossella Caremi, Lorenza Guerra le tigelle le mangio sempre volentieri.

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