Non una gran Fortitudo, quindi, quella di domenica scorsa. Ma ricordando il pecunia non olet di un coach romano di 2000 anni fa, meglio guardare la classifica che non lo spettacolo orobico, e pensare che meglio chiudere al meglio con la canonica casalinga di Voghera, che non portarsi a spasso Miss Quelchevipare e poi andare in bianco. Squadra strana, questa Effe: non sembra assassina in difesa come in altre occasioni, ma intanto ha la miglior difesa percentuale sugli altrui tiri da 3, peraltro scagliati in eccessiva quantità. Come a dire che le altre preferiscono lotterie suicide da 7 metri che non aggirare e andare in area. Laddove, come si raccontava in estate, Bologna avrebbe dovuto avere materiale scarso e spernacchiabile: così non è, pare. Infatti, l'unica sconfitta è arrivata contro Trieste, che tra una cosa e l'altra da fuori la mise eccome.

Se poi in settimana non ci sono state disquisizioni sull'estetica, ma solo sul tran tran Rosselli sì Rosselli no di Eliana memoria, allora vuol dire che tanto male non va. Il giocatore guarda, osserva, scopre che il suo (ormai) ex pubblico non lo rimuoverà dalle icone storiche in caso di salto del fosso, e dovrà decidere, si spera a breve – è difficile anche per i giornalai dover ogni giorno riportare i “forse che si forse che no” - cosa fare del proprio futuro. Quel che conta, in casa Fortitudo, è che non si decida di decidere che tutto il proprio destino debba passare dal Guidone nostro: dovesse arrivare serviranno alchimie per recuperare (riscrivere, perché tra una assenza e l'altra le gerarchie sono ancora aliene al mondo conosciuto) equilibri e bilanciamenti. E non significherebbe in automatico il potersi iscrivere alla prossima serie A e, in eccessi euforici, alla Divoscion (ma esiste ancora quell'inno? Sapete, l'Eurolega a Bologna manca da dieci anni..). Non dovesse arrivare, si potrebbe andare avanti lo stesso, senza piangere miseria e disperazione pensando di avere un roster che a malapena potrà salvarsi. Insomma: serenità.

Ravenna, quindi. Diciamoci la verità: è uno di quei tabellini che guardiamo ogni sera, a fine partita, se non altro per capire come stia andando l’antico enfant du pays Matteo Montano, approdato in Romagna alla ricerca di una affermazione che, per mille motivi, a Bologna non poteva più chiedere. Il ragazzo tiene cifre discrete (13 di media e il 48% sia da 2 che da 3), funzionando meglio di altri ex – anche se Campogrande, 9 di media a Montegranaro, in classifica è messo meglio – in una Ravenna che, però, è a 4 vinte e 4 perse e, quindi, un barlume sotto quello che era stato l’ottimo livello della passata stagione. Un po’ il calendario non felicerrimo, un po’ qualche sfortuna, ma nemmeno patemi d’animo sapendo che, comunque, l’obiettivo è restare nella parte sinistra della graduatoria senza ulteriori pretese. Squadra dal buon tiro dall’arco – la migliore, e qui ci sarà di che divertirsi, visto come detto che la Effe fa tirare malissimo da fuori le avversarie –, Ravenna spreme ancora buone cose dall’eterno Giachetti, che in esterno si accoppia allo stesso Montano e all’USA Rice (15 punti e 48% da 3), mentre sotto canestro ballano l’altro ex Chiumenti e l’altro americano Grant (13+7). Allena Antimo Martino, stimatissimo da Matteo Boniciolli e rimasto a Ravenna nonostante ormai in rampa di lancio per traguardi (con tutto il rispetto per l’ottima realtà romagnola) anche superiori.

Si gioca al PalaDozza domenica alle 18, con diretta TRC e Radio Nettuno.

(Foto Fabio Pozzati - Fortitudo Pallacanestro Bologna 103)

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