La Morte è certa, la vita no. La storia di Klaudio Ndoja, non è l'ultimo instant book scritto in fretta e furia sulle ali del trionfo Virtus. Il libro di Michele Pettene (ed. Imprimatur) presentato a Bologna presso un'affollatissima Libreria Coop Ambasciatori ripercorre gioie e dolori dell'infanzia del cestista ora in forza alla Virtus fino al trionfo in quel di Brindisi dove portò la squadra dalla A2 in A1 nel 2012, già, qualcosa che suona amico pure su questi lidi. Ma il basket è un discorso sì importante ma laterale, in una vita segnata da fatti che raccontati semplici e diretti dal buon Klaudio suonano alla platea come drammatici. Perché mettere i figli su di un gommone verso una vita sconosciuta non è scelta facile, ma quando piovono proiettili pure nel giardino di casa dove sta tutto quel che resta della vita tra un cesto recuperato in una fabbrica dismessa e gli affetti familiari le scelte non esistono più. Ed allora come nel caso della famiglia Ndoja occorre andare verso l'ignoto, il basket arriverà dopo e sentendo queste storie, tra mascelle spaccate col calcio di un AK47 ed affondamenti nel mare del nostro sport preferito rimane poco più che un eco lontano. Certo, se poi quel gioco ti porta ad inseguire il tuo sogno allora tutto cambia, da un campetto dell'oratorio alla serie A il passo è lungo soprattutto quando tutti i dicono che non sei mai adatto al livello superiore. Ed è lì, da questa sfida contro se stesso più che contro talenti riconosciuti dagli addetti ai lavori allora al suo fianco e predestinati (a Casalpusterlengo vi suoneranno familiari i nomi di tali Gallinari Danilo e Aradori Pietro) che il nostro trae forza, quella forza interiore che l'ha portato ad essere idolo dei propri tifosi, sempre e a prescindere della canotte indossate. Perché quelle urla dopo una bomba o dopo una palla recuperata non sono a dimostrare di essere superiore, ma stanno lì a dimostrare che chiunque ce la può fare se crede fortemente nel raggiungere il proprio sogno, e non quello degli altri. Di storie, perché qui non si può parlare di aneddoti, Klaudio ne racconta molteplici, conversando con Michele Pettene, Alberto Bucci (presidente Virtus) e Marco Tarozzi (responsabile comunicazioni Virtus), andando ben oltre l'orario di chiusura previsto, dimostrando che un giocatore può essere un comunicatore anche con le parole per lanciare un messaggio di forza a tutti, in primis a quelli che sprecano malamente il proprio talento. Parole importanti le spende parlando di integrazione, parole di rispetto e grande apertura mentale fissando regole ed usi da rispettare quando come nel suo caso ci si sente ospiti, in linea con quella integrità che rappresenta al meglio il suo modo di essere.
Infine un aneddoto a stemperare un caldissimo pomeriggio, il suo nome deriva dalla passione della nonna per il celebre cantante Claudio Villa. Ma proprio qui Klaudio, dopo aver avuto parole per tutto e tutti, si blocca, non c'è nel suo background musicale un brano da ascrivere al cantante trasteverino, nessuno è perfetto!

Il libro => La morte è certa, la vita no

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BIGNAMI CASTELMAGGIORE - UPEA CAPO D'ORLANDO 93-91