Non erano i dieci piccoli indiani di Agatha nostra, quelli che a inizio stagione si sono messi a giocare in questa A2: erano squadre numero 32, sono diventate 16, poi 8, infine ora 4. In mezzo ci sono le due bolognesi, una realtà dall’antico passato come Trieste e la giovin Ravenna. La Fortitudo ci ritorna, quindi, unica delle tre semifinaliste dell’anno scorso rimaste in categoria (Brescia, per ovvi motivi, quest’anno era altrove). Continuità, quindi, forse più nel progetto che negli uomini, visto che come ovvio un po’ di gente è stata cambiata e altra scivolata a livelli inferiori di panchina, ma intanto Bologna sponda Effe c’è. Sempre con il fattore campo a sfavore – per un qualcosa di diverso si deve citofonare a Montichiari due anni fa – e sempre con l’impressione di essere arrivata, come richiesto, a questo momento della stagione in condizioni migliori di quanto non lo fosse uno, due, tre mesi fa eccetera. Plauso collettivo, quindi, magari pensando che tanti giudizi intermedi possono essere stati frettolosi, e che alla fine quel che conta è l’ormai inflazionato qui-e-ora citato dal coach. Poi magari in semifinale si uscirà perché non si riuscirà a vincere in trasferta, e quindi ci si morderà le mani per la posizione non felicissima in regular season. Ma, comunque sia, oggi la Fortitudo tanto male non sta.

Ha liquidato Agrigento quasi ridicolizzandola dopo il ko di gara 1, al netto delle vacanze dei due americani di Ciani. Poi, ha saputo tenere testa alle mille pressioni che la gara con Treviso poteva infliggere senza sbandare: il rischio di pancia piena in gara 2, il rischio di dissenteria collettiva in gara 4. Vero che in gara 3 qualcosa non è andato bene, ma era anche umano pensare che i veneti qualcosa lo avrebbero tirato fuori. Se si vuole ribadire che l’Est è molto meglio dell’Ovest, chi questo Est lo ha vinto, in regular, tanto farlocco non lo doveva essere. La squadra sembra a posto, le gerarchie ben definite, ora c’è solo di che divertirsi in attesa della semifinale.

Trieste, quindi. E’ passata tanta acqua sotto i ponti dall’ultimo playoff tra le due (erano gli ottavi di finale del 2003, ovvero la prima serie playoff affrontata da Jasmin Repesa), e raccontare cosa è stato di loro e della Fortitudo nel frattempo necessiterebbe di un autore di fantasy, a tratti. Comunque sia, incrocio che Boniciolli sentirà particolarmente, non solo per essere l’enfant (di un tempo) du pays, ma anche perché i semi dell’attuale Trieste li interrò lui, quando scelse coach Dalmasson per la ricostruzione di ormai sette anni fa. Frutti a lungo termine, con l’Alma che oggi arriva in semifinale sapendo di poter contare sul fattore campo. Che, per intenderci, dice 19 vittorie consecutive, dopo il KO della prima di campionato contro Treviso: ci rimise le penne anche Bologna, in campionato, dopo aver però vinto in casa all’andata. Ecco: Trieste potrebbe far pensare ad una realtà che fuori casa invece soffre, ed eccola che senza l’infortunato Green è andata a chiudere la pratica Tortona direttamente in Piemonte. I giuliani sono una delle tre realtà che si è rinforzata a fine regular con italiani provenienti dal piano superiore, e guarda caso tutte e tre sono arrivate in semifinale: qui è rientrato Daniele Cavaliero, 10 punti e il 53% da 3 punti, a dar man forte a chi già corto non era. In attesa di sapere appunto le condizioni di Green, attenti ai balzi del lungo Parks e alla versatilità di Daros, alle fiammate dell’eterno Pecile e all’esperienza dell’ex Cittadini. Uno che c’era anche l’anno scorso con Brescia, tanto per intenderci.

Si inizia con gara1 lunedì sera, alle 20.30

(foto Fabio Pozzati)

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