E Trieste sia, quindi. Per la Virtus sarà dunque una finale ordinaria - come ha detto coach Ramagli - senza il fascino e l’enorme pressione del derby, si tratta comunque di un’avversaria di altissimo livello, che ha dimostrato il suo valore battendo la Fortitudo.

La stagione della squadra di coach Dalmasson ha moltissime analogie con quella delle Vu Nere. E’ partita in sordina e senza obiettivi dichiarati, ed è andata oltre ogni aspettativa, costruendo la sua classifica (terza a fine regular season, a pari punti con Treviso e Virtus) soprattutto in casa. All’Alma Arena i biancorossi hanno perso la prima partita, a ottobre, e poi mai più: 22 vittorie in fila, compresa quella di ieri sera che ha regalato la finale. L’entusiasmo del pubblico è cresciuto in corso d’opera, e sono cresciute anche le aspettative. E la società ha dimostrato di crederci e di volerci provare fino in fondo, andando a prendere uno dei migliori giocatori disponibili sul mercato: Daniele Cavaliero, che sta viaggiando a 10.5 punti e 3 assist di media, tirando col 50% da tre. Si tratta di una squadra lunga, con rotazione a dieci, giocatori di grande esperienza come Pecile e Cittadini, e due stranieri di altissimo livello. Parks e Green in due combinano per oltre 30 punti e 12 rimbalzi di media.
Se si vuole trovare una pecca alla Pallacanestro Trieste, è il rendimento in trasferta. Lontani da casa i biancorossi fanno molta più fatica, è stato così in regular season e anche nei playoff, dove finora è arrivata una sola vittoria su sei partite, peraltro nell’unica serie in cui Trieste non aveva il vantaggio del fattore campo.

Finora, Virtus e Trieste si sono incontrate tre volte. La Virtus ha vinto nettamente la partita di andata (76-63) e perso altrettanto nettamente al ritorno, però con un recupero finale che ha salvato la differenza canestri (71-65), cosa importante, anche se alla fine non ha pesato per la classifica finale. Poi c’è stata la semifinale di Coppa Italia, dove Trieste ha condotto a lungo con un Green immarcabile, ma che alla fine è stata vinta dalla Virtus (86-74), grazie a Rosselli e alle triple di Lawson.

Ora chiaramente è cambiato tutto, per entrambe le squadre. Ci sono un Gentile e un Cavaliero in più, e c’è una enorme consapevolezza, dopo un bellissimo percorso playoff: entrambe vogliono la serie A. La Virtus parte con i favori del pronostico, sia perché il gruppo italiano sembra di maggiore talento rispetto a quello triestino, sia perchè avrà il vantaggio del campo, con il PalaDozza che è diventato un fattore. Niente Dall’Ara, niente tensostrutture, niente fiera. Solo Piazza Azzarita, che dopo i problemi iniziali ha fatto innamorare tutti e che quasi certamente sarà il campo delle Vu Nere anche per le prossime stagioni. La Virtus tornerà a giocarsi qualcosa nel palazzo dove ha vinto la maggior parte dei suoi trofei. E chiaramente - vista la forza casalinga dell’avversario - si dovrà assolutamente stare attenti a non sbagliare. Trieste di sicuro sarà più stanca, ma avrà due giorni di riposo in più inizialmente non previsti: si inizia martedì, a causa del G7 Ambiente. E sarà una gran bella finale.

(foto Pierfrancesco Accardo)

FORTITUDO, IL MERCATO IN USCITA. CANDI VERSO REGGIO, LAMMA VERSO MANTOVA
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